I COMMENTI ANONIMI E/O OFFENSIVI SARANNO CANCELLATI.
manfredoniacorre@gmail.com

martedì 4 ottobre 2011

PAURA, ANSIA, FOBIA Che fare?



Dott. Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR


Le parole “lotta” e “fuga” possono essere anche tradotte rispettivamente con i termini più
quotidiani di “affrontare i problemi” o “evitare i problemi”.
In questa accezione, lottare significa aggredire il problema, cercare di delimitarlo affrontandolo ed
esplorandolo. Al contrario, la fuga coincide con il nascondersi al problema e con l’evitarlo.
Fuga e lotta si qualificano anche come due possibilità di azione e risposta all’evento minaccioso di
cui non è possibile stabilire a priori quale sia la migliore. Sta alla nostra capacità di valutazione effettuare
di volta in volta, di caso in caso, la scelta più opportuna.
Dobbiamo invece guardarci dalla rigidità, ossia dalla predisposizione a scegliere in ogni situazione
pericolosa sempre la stessa modalità di soluzione. Ciò significa chiederci a volte di affrontare e a volte di
fuggire il pericolo.
Cosa fare in caso di paura?

Si può provare a sentirsi più forti, si può provare a sostenere ed affermare che niente ci può turbare
e niente ci può arrecare danno, se ci crediamo almeno un po’ è un buon inizio, in ogni momento della
nostra esistenza può succedere tutto o niente, ma se non succede niente significa che non ci sono pericoli,
però se succede qualcosa anche se si va incontro a pericoli, significa che si è scelto di vivere ad un non
Tante volte le paure sorgono perché si è insicuri di fare una cosa e non si ha voglia di rinunciare,
allora interviene l’organismo che rinuncia per noi, per esempio se non ci va di andare ad un concerto e ci
andiamo per accontentare qualcuno, il nostro organismo potrebbe decidere per noi e potrebbe decidere che
ci stiamo male e quindi dobbiamo andar via, oppure se non ci va di andare in auto con qualcuno per diversi
motivi è sempre il nostro organismo che potrebbe decidere per noi, il rischio è la perdita del controllo.
Non si tratta di liberarsi dalle nostre paure, altrimenti ci ritroveremmo in balia del pericolo, che
non saremmo più in grado di prevedere e a cui non sapremo far fronte. Occorre piuttosto analizzare come
funziona il nostro sistema della paura, per renderlo più flessibile e per porlo più direttamente sotto il nostro
controllo.1
L’ansia è concentrata sul futuro, su ciò che io so e su ciò che temo potrebbe accadere, ma non è
presente, non accade ora. Per questo lo stato di ansia logora, perché perdura fino al verificarsi di ciò che si
teme e può essere che ciò che si teme non si verifichi, l’ansia viene comunque alimentata da tutto ciò che a
esso può essere richiamato. E’ uno stato interno di allarme costante e diffuso, più modesto della paura vera
e propria, ma prolungato e perdurante.
L’ansia è stata definita anche come la risultante della composizione di paura e anticipazione.
L’ansia è, cioè, la paura di provare paura. Il rimuginare su quello che poterebbe accadere, potendolo con
il pensiero anticipare. L’ansia è il prezzo che l’uomo paga per la sua straordinaria capacità di ipotizzare
e costruire mentalmente la realtà. Se l’anticipazione,da un lato, costituisce la nostra massima capacità di
previsione del pericolo, rappresenta la possibilità di pianificare e prevedere forme di difesa, di prevenire
e curare agenti ed eventi che ci sarebbero fatali, dall’altro amplifica enormemente le nostre antenne per
captare il pericolo. Quest’ultimo non è più solo la minaccia reale effettivamente presente qui e ora, ma è
presente costantemente nella mia mente come “possibile”. L’ansia si distingue dunque dalla paura per la
mancanza di uno stimolo esterno, che provochi la reazione, è piuttosto la paura interna del mondo esterno.
All’interno di questa funzione anticipatrice del pericolo rientra un’altra definizione dell’ansia. Essa
viene ritenuta come il prodotto di una paura irrisolta. La consapevolezza di non avere sventato la minaccia
si trasforma in ansia. In altri termini, la nostra mente continua a pensare, a ipotizzare e a prefigurare i
possibili scenari negativi di questo evento rimasto incombente. Continua in questo modo a mantenere
attivo il nostro sistema di difesa, richiedendoci un grosso dispendio di energie,. L’ansia in questo caso,
viene vista come l’effetto del fatto di non avere il coraggio o di non essere in grado di affrontare ciò che ci
spaventa.2
E’ relativamente facile capire le dinamiche dell’ansia e riconquistare il controllo delle specifiche
contrazioni muscolari, purché siano tenuti a mente due punti. Primo, l’eccitazione che soggiace all’attacco
d’ansia deve essere liberata. Se non vi piace fare esibizione di voi stessi, potete conseguire una sufficiente
scarica da soli. Potreste fare delle smorfie davanti ad uno specchio o, potreste dare pugni ad un cuscino
finché siete esausti. Come secondo passo dovete trasformare la corazza del petto in una parte vivente di
tutto l’organismo: dovete facilitare la ricostruzione della vostra respirazione.
Nello stato di eccitazione, o di ansia, il metabolismo dell’ossigeno aumenta, perciò l’aria residua (il
resto non esalato) contiene più CO2 (anidride carbonica) del normale. Si deve eliminare questa aria cattiva,
prima che l’aria fresca (ricca di ossigeno) possa fare sufficiente contatto con gli alveoli dei polmoni.
Un aumento dell’inalazione è pertanto inutile. La conclusione è evidente: esalate dapprima quanto più
completamente possibile. La successiva inalazione avverrà senza sforzo; sarà il sollievo molto gradito che
desideravate.3
Anche se non ci crediamo, lo sforzo che possiamo provare a fare però è immaginare di crederci,
inventarsi soluzioni anche se non le riteniamo idonee, cercare di lavorare tantissimo con la fantasia, con i
paradossi, con le storie, possiamo provare, in casi problematici, a pensare ad uscirne con idiozie, certo non
è facile da soli senza aiuto di un esperto, perché questa problematica nasconde altre difficoltà.
La riconversione è la disposizione per cui si prova a non affogare dentro il pericolo-problema
per ristrutturarlo in maniera creativa. In alcune situazioni una battuta umoristica è un colpo di genio, una
risorsa di incredibile vitalità e coraggio. Può aiutare non solo ad allentare la tensione, ma anche a favorire
un salutare distacco dall’evento che ci sta schiacciando. Vedere dall’alto significa infatti anche “stacccarsi-
da-terra”, porre una maggiore distanza tra noi e il pericolo, non nel senso che ci si allontana fisicamente,
ma che si dà modo alla nostra mente di elaborare, valutare e ricostruire l’esperienza che si sta vivendo,
per negativa e spaventosa che sia. Ci offre un esempio straordinario di riconversione Benigni nel film
La vita è bella. L’orrore non cessa di essere orrore, ma sembra che esista un filo parallelo che mantiene
unite le cose conferendo loro un senso, per cui è possibile avere paura e continuare a sperare, essere
completamente in balia di crudeli aggressori e nello stesso tempo mantenersi protagonisti della propria
vita. La riconversione è forse una delle più potenti e incredibili risorse che l’uomo ha sviluppato per
garantire la sua sopravvivenza, non solo fisica. Richiede capacità creativa, coraggio e senso della sfida.
La riconversione aiuta a superare la paura e il dolore adottando come arma di controllo l’ironia e il
piacere dello scherzo.4
A tutto c’è rimedio o quanto meno possiamo cercare a non fare in modo che incrementi il
problema.
Il termine fobia deriva dal greco phobos, che significa panico, fuga. E’ la paura di uno stimolo
o di una situazione specifica, sproporzionata ed eccessiva rispetto alla minaccia che rappresenta. Ciò
significa che la maggior parte delle persone reagirebbe allo stesso stimolo con bassi livelli di ansia se non
con indifferenza. Per esempio il claustrofobico non riesce a compiere un’azione per i più usuale, come
ad esempio il prendere un ascensore. La paura per l’oggetto fobico non è controllabile razionalmente
così come risultano vani gli appelli all’autocontrollo: la reazione fisiologica di paura allo stimolo fobico
è immediata e automatica, come un innesco appreso. L’esposizione alla situazione o all’oggetto fobico
suscita uno stato di ansia tale che la persona è disposta a fare di tutto per evitarlo. La fuga è una strategia di
emergenza. Generalmente il fobico prevede in modo accurato tutte le situazioni che lo possono mettere in
ansia e le evita. La sua vita può subire forti limitazioni a causa di questo.5
Riepilogando quindi per non rischiare di trovarci in una situazione di paura possiamo scegliere
di evitare decidendo di non vivere, o scegliere di sperimentare la paura, in modo da scoprirci sempre di
più e dimostrare che vogliamo provare a essere in grado, che vogliamo provare ad affrontare l’eventuale
nemico, l’eventuale esperienza spiacevole, oppure possiamo scegliere un buon Psicoterapeuta che ci aiuta
ad affrontare le situazioni difficili di vita.
________________________________________________________________________
CICERI, 2001, La paura, Società editrice il Mulino, Bologna CICERI, pag. 50.

CICERI, opera citata, pag. 58-59.
PERLS F., L’IO, LA FAME, L’AGGRESSIVITA’, FrancoAngeli, Milano, 2007, pag. 282-283

CICERI, opera citata, pag. 90-92.
CICERI, opera citata, pag. 120.


Dott. Matteo SIMONE
Psicologo, Psicoterapeuta, Terapeuta EMDR
Via Veio 52/B Roma c/o Psico&Art
380-4337230 - 21163@tiscali.it
www.psicologiadellosport.net


http://store.aracneeditrice.com/it/autore.php?id=13143
Il libro è distribuito anche da:
ViviBene Roma - via dei Gelsi 24/d Tel. e fax 0621800596
Chiosco Roma - via dei Castani/p.za S.Felice da Cantalice 3478645198
Frizzi e lazzi Running Manfredonia Corso Manfredi 303




Nessun commento: